mercoledì 22 luglio 2009

iedid nefesh

" L'espulsione degli Ebrei dalla Spagna e l'emigrazione in massa degli Ebrei ashkenaziti verso est ridefiniscono, a partire al XVI secolo, la mappa delle comunità ebraiche. In questo periodo si fa sentire l'influenza della qabbalah di T'fat Safed, che considera il canto come un mezzo privilegiato per elevare l'anima verso le sfere celesti. La gioiosa accoglienza dello shabbat il venerdì sera, gli inni, le suppliche, la lettura recitata dei salmi, arricchiscono notevolmente il repertorio musicale. La qabbalah influenzerà la musica sacra e profana del giudaismo yemenita e il canto e la danza del movimento chassidico. dal XVIII secolo in poi il nigum (melodia) diventa un importante elemento della vita del chassid, una sorta di supporto per l'ascesi mistica." (Eli Barnavi, Atlante storico del popolo ebraico)
Rabbi Elazar Azkari (Azikri) (1533-1600) appartenne al più notevole gruppo di halachisti e mistici vissuto a Safed, nell'alta Galilea. Del gruppo fecero parte R. Joseph Caro, R. Moshe Trani, R. Isaac Luria, R. Moshe Cordovaro, R. Moshe Alshich e R. David B. Zimra. A Safed egli scrisse numerose composizioni, tra le quali il Sefer Chareidim (libro dei timorati), opera che collega le 613 mitzvot alle membra del corpo umano. Fu qui che Rabbi Elazar compose il canto Iedid Nefesh, nel quale si esprime l'intenso amore che ognuno deve provare per il Signore. Il canto è organizzato in quattro strofe, le cui lettere iniziali formano il tetragramma, il nome di D-o. Iedid Nefesh viene cantato il venerdì sera, all'inizio del Kabbalah Shabbat.

יְדִיד נֶפֶשׁ


יְדִיד נֶפֶשׁ אָב הָרַחֲמָן מְשׁוֹךְ עַבְדָּךְ אֶל רְצוֹנָךְ

יָרוּץ עַבְדָּךְ כְּמוֹ אַיָל ישְׁתַּחֲוֶה אֶל מוּל הֲדָרָךְ

יֶעֱרַב לוֹ יְדִידוּתָךְ מִנֹּפֶת צוּף וְכָל־טָעַם


הָדוּר נָאֶה זִיו הָעוֹלָם נַפְשִׁי חוֹלַת אַהֲבָתָךְ

אָנָּא אֵל נָא רְפָא נָא לָהּ בְּהַרְאוֹת לָהּ נֹעַם זִיוָךְ

אָז תִּתְחַזֵּק וְתִתְרַפֵּא וְהָיְתָה לָךְ שִׁפְחַת עוֹלָם


וָתִיק יֶהֱמוּ רַחֲמֶיךָ וְחוּס נָא עַל בֵּן אוֹהֲבָךְ

כִּי זֶה כַּמָּה נִכְסוֹף נִכְסַף לִרְאוֹת בְּתִפְאֶרֶת עֻזָּךְ

אָנָּא אֵלִי מַחְמַד לִבִּי חוּשָׁה נָּא וְאַַל תִּתְעַלָּם


הִגָּלֵה נָא וּפרוֹשׂ חָבִיב עָלַי אֶת סֻכַּת שְׁלוֹמָךְ

תָּאִיר אֶרֶץ מִכְּבוֹדָךְ נָגִילָה וְנִשְׂמְחָה בָּךְ

מַהֵר אָהוּב כִּי בָא מוֹעֵד וְחַנֵּנִי כִּימֵי עוֹלָם



Yedid Nefesh
Yedid Nefesh av harachaman, meshoch avdach el retzonach,
ya'arutz avdach kmo ayal, yishtachave el mul hadarach,
ye-erav lo yedidutach, minofet tzuf v'chol ta-am.
Hadur na-e ziv ha-olam, nafshi cholat ahavatach,
ana el na r'fa na lah, b'harot lah noam zivach,
az tit-chazek v'titrape, v'haieta lach shifchat olam.

Vatik yehemu rachamecha, v'chus na al bein ohavach,
ki ze kama nichsof nichsaf lir'ot b'tiferet uzach,
ana eli machmad libi, husha na v'al tit-alam.
Higale na ufros chaviv alai, et sukat shlomach,
ta-ir eretz mik'vodach, nagila v'nism'cha bach.
Maher ahuv ki va mo-ed, v'channeni kime olam.



Amico dell'anima

Amico dell'anima, Padre misericordioso, trascina il tuo servo alla tua volontà
correrà il tuo servo come una gazzella, per inchinarsi davanti al tuo splendore
per lui la tua amicizia sarà più dolce che le gocce del favo e di ogni sapore.

Maestoso, bello, splendore del mondo, la mia anima si strugge per il tuo amore
ti prego, Signore, guariscila adesso, esponendola alla piacevolezza del tuo splendore
allora sarà rafforzata e guarita e sarà la sua gioia eterna.

Eterno Uno, la tua misericordia possa risvegliarsi e ti prego abbi pietà del figlio del tuo amato
perchè così tanto ho desiderato intensamente di vedere presto lo splendore della tua potenza;
solamente questo desidera il mio cuore così ti prego abbi pietà e non nasconderti.

Ti prego, mio amato, rivelati e distendi su di me il rifugio della tua pace;
illumina la terra con la tua gloria, che può rallegrarci e renderci felici con te
Affrettati, mostra amore nel tempo che è venuto e mostraci la grazia come nei tempi antichi.

giovedì 16 luglio 2009

la creazione di eva


" ... Poi il Signore D-o disse: < Non è bene che l'uomo rimanga solo; farò per lui un aiuto che gli si confaccia>. Il Signore D-o, che aveva formato dalla terra tutte le bestie dei campi e tutti i volatili del cielo, li portò all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati; qualunque nome l'uomo avesse dato agli esseri viventi sarebbe stato il loro nome. L'uomo pose allora il nome a tutti gli animali domestici, agli uccelli del cielo e a tutte le bestie dei campi. Ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli si confacesse. Il Signore D-o fece cadere sonno sull'uomo che si addormentò; gli prese una delle costole e nel suo posto chiuse la carne. Con la costola che aveva preso dall'uomo, il Signore costruì una donna e la presentò all'uomo. L'uomo disse: < Questa volta è osso delle mie ossa e carne della mia carne>. Pertanto si chiamerà iscià (donna) essendo stata tratta da ish (uomo). Perciò l'uomo abbandona padre e madre, si unisce con la moglie e diviene con lei come un essere solo. L'uomo e sua moglie erano nudi ambedue, ma non si vergognavano."
(Bereshìt 2, 18-25)
L'interpretazione del passo biblico merita particolare attenzione. I tempi in cui viviamo hanno visto la donna conquistare di diritto la parità con l'uomo, almeno nei Paesi occidentali, ma non è certo lontano il giorno in cui questa affermazione diverrà universale. Non è stato così fino a non molti decenni fa. Storicamente il maschio ha avuto sempre il dominio sulla donna, che gli è stata subordinata. La moglie ha da sempre avuto il compito di seguire il marito.
Parrebbe che qui il Libro offra supporto alla visione della donna come creatura subordinata all'uomo.
Il Signore dice: ... farò per lui un aiuto ... > e questo significa che la donna avrà il compito di aiutare l'uomo e questo è quello di cui dovrà dar conto al Signore . Il Signore, così come aveva fatto per l'uomo, forma dalla terra tutti gli esseri viventi. Per la donna, invece, adotta una soluzione diversa: Eva è creata dalla costola di Adamo. Questo può apparire come un ulteriore subordine perchè Eva per esistere ha la necessità che prima esista Adamo. Addirittura qui sembrano invertiti i ruoli dell'uomo e della donna ed è l'uomo che genera la donna e non viceversa.
In questi termini, francamente, la creazione di Eva appare una storia terribilmente maschilista e questa è stata per secoli l'interpretazione prevalente. Oggi questa visione non è più sostenibile ed è necessario imparare a leggere le parole del Libro, acquisendo una nuova visione interpretativa coerente con l'attuale ruolo della donna.
Cominciamo a demolire il mito del maschio prevalente.
L'uomo ha bisogno di aiuto, non di semplice compagnia. Si rivela quindi un suo limite, egli non è in grado di gestire da solo il mondo che il Signore gli affida. Si cerca se fra tutti gli animali creati dalla terra ve ne sia qualcuno in grado di aiutare l'uomo, ma il Signore non trovò nessun aiuto che si confacesse. E qui avviene il fatto nuovo della creazione di Eva, insolito, originale perchè "non ci è pervenuto nessun altro racconto della creazione delle donna dall'antico Medio Oriente." (Harold Bloom, commento dal Libro di J). Possiamo chiederci perchè questo racconto, perchè non bastava quanto già detto al capitolo precedente "D-o creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di D-o; creò maschio e femmina." (Bereshìt 1, 27). Si è voluto dire di più, si è voluto dire che l'uomo ha delle insufficienze, che nessun essere vivente può aiutarlo a superarle, che questo compito lo può svolgere solamente la donna, che la donna può quindi non solo generare e allevare i figli, ma che può aiutarlo a gestire il mondo, cioè può lavorare a fianco a lui, alla pari e svolgendo qualsiasi attività. Si è voluto dire inoltre che la nascita di ogni uomo sarà sempre un atto di creazione divina. "Questa volta è osso delle mie ossa e carne delle mie carne", non è un'animale creato dalla terra, e non è neanche un semplice conseguente frutto della diversità maschio e femmina, ma è un essere creato con l'intervento specifico e diretto del Signore, che prende a questo scopo una parte dell'uomo, e l'intervento diretto di D-o per la creazione dell'essere umano si ripeterà tutte le volte, quando i figli saranno generati dalla donna.
Forse nella dizione "osso delle mie ossa e carne della mia carne" c'è anche un'anticipazione del senso di appartenenza che sarà del popolo d'Israele.