lunedì 5 ottobre 2009

cohèleth



"Io sono Cohèleth, fui re sopra Israele in Gerusalemme. Applicai la mia mente a indagare e a investigare con sapienza su tutto ciò che accade sotto il cielo: un'infelice occupazione che il Signore ha dato agli uomini perchè vi si affatichino. Ho osservato tutti i fatti che si compiono sotto il sole ed ecco tutto è vanità e sforzo inutile. Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare. Meditai tra me dicendo: ecco io ho acquistato molta e vasta sapienza, più di tutti quelli che furono prima di me in Gerusalemme, e la mia mente ha visto molta sapienza e conoscenza. E applicai la mia mente a conoscere sapienza e a conoscere follia e stoltezza; seppi che anche questo è uno sforzo inutile. Poiché dove è molta sapienza è molto affanno e colui che accumula senno accumula dolore." (Ecclesiaste 1, 12-18)
הבל הבלים אמר קהלת הבל הבלים הכל הבל
"Vanità delle vanità, dice Cohèleth, vanità delle vanità, tutto è vanità."
(Ecclesiaste 1, 2)

Con queste parole si apre il libro dell'Ecclesiaste e si presenta a noi il suo autore: Cohèleth, figlio di Davide, Re di Gerusalemme.
La tradizione lo identifica con Re Salomone (970-928 a.C.), del quale si legge: "D-o concesse a Salomone sapienza e grandissima intelligenza, e larghezza d'intelletto in abbondanza come la rena che si trova sulla riva del mare ... E la sua fama si sparse fra tutti i popoli d'intorno. Egli pronunciò tremila sentenze, ed i suoi carmi furono millecinquecento. Egli trattò temi relativi alle piante, dal cedro del Libano fino all'issopo che spunta tra i muri, trattò temi relativi agli animali, ai volatili, ai rettili e ai pesci. E si recavano per ascoltare la sua sapienza da tutti i popoli, da tutti i re della terra che avevano udito parlare della sua sapienza." (I Re 5, 9-14).
Oggi si ritiene che la stesura dell'Ecclesiaste, quale noi conosciamo, debba collocarsi intorno al III-II secolo a.C., epoca nella quale era in uso la lingua tardo-ebraica di redazione del testo. Siamo quindi nell'epoca durante la quale gli ebrei furono dominati dai regni greci dei Tolomei e dei Seleucidi, formatisi alla morte di Alessandro Magno. Il contatto con la cultura greca, nettamente più avanzata in tutti i campi delle arti e delle scienze, in quello militare, amministrativo e nei commerci, costituì una pressione poderosa verso l'ellenizzazione del popolo ebraico.
L'Ecclesiaste lamenta la smania di ricchezza sotto il dominio greco. A che cosa è mai servito, si chiede, accumulare immense fortune? Cohèleth si mostra combattuto fra le nuove idee straniere e la sua religiosità congenita, fra lo spirito critico ed il tradizionalismo.
L'impatto dell'ellenizzazione sugli ebrei colti fu per molti aspetti simile a quello dell'illuminismo sul ghetto durante il XVIII secolo. Destò lo stato-tempio dal suo sonno incantato: era una forza destabilizzante dal punto di vista spirituale e, soprattutto, era una forza secolarizzante, materialistica.
Il processo di ellenizzazione fallì quando le iniziative dei riformisti per accelerare il processo di assimilazione provocarono una violenta reazione nazionalistica, concretizzatasi nella rivolta asmonea (167 a.C.), la riacquisizione dell'indipendenza ed il ripristino dei valori religiosi tradizionali.

כאשר אינך יודע מה דרך הרוח כעצמים בבטן המלאה ככה לא תדע את מעשה האלהים אשר יעשה את הכל
"Come non conosci la via del vento, né come si formino le ossa nel ventre della donna incinta, così non conosci l'opera del Signore che fa ogni cosa."
(Ecclesiaste 11, 5)


"Lo stolto è collocato in posti molto elevati e i ricchi siedono in basso. Ho visto servi andare a cavallo e principi che camminavano a piedi come servi. Chi scava una fossa vi cadrà dentro, chi abbatte una siepe lo morderà un serpente. Chi taglia pietre si ferirà con esse, chi spacca legna correrà pericolo. Se il ferro perde il taglio e uno non lo affila, dovrà aumentare gli sforzi, perciò porta vantaggio la sapienza." (Ecclesiaste 10, 6-10)

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