Tradizionalmente Rosh Hashanah è il giorno del giudizio, ossia il giorno in cui l’uomo sta dinanzi a D-o, per essere giudicato e per attendere che venga stabilito il suo destino per l’anno che sta per iniziare. Il pentimento durante il periodo che va da Rosh Hashanah a Kippur (allungato secondo la tradizione popolare di altre due settimane, fino a Hosha’nà Rabbàh) può migliorare l’esito del giudizio, ma alla conclusione di quel periodo il decreto è suggellato.
Il trattato Rosh Hashanah della Mishnah riporta a questo proposito i pareri espressi da Rabbi Yossi e Rabbi Natan. Disse Rabbi Yossi: “L’uomo è giudicato ogni giorno.” (Rosh Hashanah 16a); e Rabbi Natan aggiunse: “L’uomo è giudicato ogni ora.”
Queste parole pongono un problema di armonizzazione con il significato di giorno del giudizio attribuito a Rosh Hashanah. Ci si chiede infatti: se l’uomo è giudicato ogni giorno in che cosa si distingue Rosh Hashanah da ogni altro giorno? E se l’uomo è giudicato ogni ora, che significato ha l’idea di una data e di un tempo particolari fissati per l’espressione del giudizio?
Senza alcun dubbio le parole di Rabbi Yossi e di Rabbi Natan esprimono la più profonda aderenza religiosa in quanto non vi è alcun momento della vita dell’uomo che sia esente dal giudizio. E allora possiamo dire che Rosh Hashanah è più propriamente il giorno del giudizio annuale, nel quale verrà fatto il bilancio consuntivo di tuttti i giudizi espressi nel corso dell’anno, nonché giorno dello strepito, del suono di allarme dello Shofar, che ricorda all’uomo che egli è sottoposto a giudizio in modo permanente, in ogni istante della sua vita.
Nessun commento:
Posta un commento