domenica 30 dicembre 2012

Shemot

(Es.1,1-6,1)

Le persone di Giacobbe e dei suoi figli che si stabilirono in Egitto erano inizialmente in numero di settanta. Essi crebbero e si moltiplicarono di numero nel tempo, divennero potenti ed il paese fu pieno di loro.

Era ormai trascorso molto tempo dalla morte di Giuseppe quando ascese al trono d'Egitto un nuovo Faraone che si dimostrò preoccupato per la forte presenza del popolo d'Israele nel suo paese e decise perciò di assoggettarlo a schiavitù. Furono affidati agli ebrei gravosi lavori per la costruzione di nuove città ed ogni sorta di duri lavori di campagna e tutti questi lavori si dovevano eseguire sotto la severa sorveglianza di preposti che angariavano il popolo d'Israele. Ma quanto più gli ebrei venivano oppressi, tanto più continuava ad aumentare il loro numero, sicché il Faraone prese una decisione risolutiva. Decise il Faraone che tutti i nuovi nati maschi degli ebrei venissero uccisi e che rimanessero in vita solamente le femmine.

Un uomo delle tribù di Levi di nome Amram sposò una ragazza della sua stessa tribù, di nome Jochèved, e dalla loro unione nacque per prima una bambina di nome Miriam e successivamente un maschio. Il bambino fu tenuto nascosto per tre mesi e poi, poiché aumentava il rischio della sua scoperta, fu abbandonato in una cassetta di papiro lasciata galleggiare sulle acque del fiume. Miriam rimase in distanza ad osservare quello che sarebbe successo.

Ora la figlia del Faraone aveva l'abitudine di bagnarsi nelle acque del fiume mentre le sue ancelle la seguivano lungo la riva. Ella vide la cassettina che galleggiava e la fece prendere. La aprì e quando vide un bambino che piangeva si intenerì e pensò: "Questo è certamente un bambino degli Ebrei."

Miriam si era nel frattempo avvicinata al luogo dove la principessa e le sue ancelle stavano intorno al bambino e disse alla principessa: "Vuoi che vada a chiamare una balia fra le Ebree per allattare il bambino?"

La figlia del Faraone acconsentì e Miriam corse a chiamare sua madre. Fu così che la figlia del Faraone affidò senza saperlo il bambino alla sua stessa madre affinché lo allattasse.

Quando il bambino fu grandicello fu ricondotto alla figlia del Faraone, che lo considerò come proprio figlio e gli pose nome Mosè perché l'aveva salvato dalle acque.

Mosè crebbe, divenne adulto ed avvenne che venisse a sapere delle sue origini. Si recò allora a vedere i suoi fratelli ebrei e vide i duri lavori cui erano sottoposti. Poi un giorno vide un sorvegliante egiziano che batteva duramente uno degli ebrei e, assicuratosi che intorno non ci fosse nessuno, lo affrontò, lo percosse a morte e lo nascose nella sabbia. Il giorno dopo si recò nuovamente presso i suoi fratelli e qui vide due Ebrei che litigavano tra loro e cercò di fare da paciere, ma uno dei due gli disse: "Chi ti ha delegato capo e giudice su di noi? Penseresti forse di uccidermi come hai ucciso quell'Egiziano?"

Il fatto dunque si era risaputo e quando arrivò all'orecchio del Faraone, questi cercò di mandare a morte Mosè. Ma Mosè fuggì nella terra di Midian e qui giunto si fermò presso un pozzo, dove aiutò delle ragazze ad abbeverare il loro gregge: erano le sette figlie di Ithrò, sacerdote di Midian. Le ragazze tornarono a casa ed il padre chiese loro come mai avessero fatto così presto. Raccontarono al padre dell'Egiziano che le aveva aiutate ad abbeverare il gregge e le aveva anche difese dalla violenza dei pastori. Ithrò volle offrire ospitalità a Mosè, che accettò, ed in seguito gli diede in moglie la figlia Tziporah. Mosè ebbe un figlio da Tziporah che chiamò Ghershom.

Dopo lungo tempo da questi fatti morì il Faraone d'Egitto e l'implorazione dei figli d'Israele giunse al Signore, che si ricordò del patto stipulato con Abramo,Isacco e Giacobbe. Mosè pascolava il gregge di Ithrò e guidando le pecore attraversò il deserto ed arrivò alle propaggini del monte Sinài. Qui gli apparve una fiamma in mezzo ad un roveto ed egli vide che il roveto ardeva ma non si consumava e volle avvicinarsi per comprenderne la ragione. "Mosè, Mosè" gridò una voce e lui rispose "Eccomi". Allora il Signore disse: "Non avvicinarti oltre, togliti le scarpe dai piedi perché il terreno sul quale stai è suolo sacro." E proseguì il Signore, dicendo: "Io sono Iddio di tuo padre, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe."

Mosè nascose la faccia perché aveva timore di guardare il Signore. Ed il Signore gli disse di avere ascoltato il grido di implorazione del Suo popolo e di avere deciso di trarlo fuori dall'Egitto e di farlo risalire fino ad una terra fertile e spaziosa, in un paese stillante latte e miele. Perciò, continuò il Signore, Mosè si sarebbe recato dal Faraone come Suo delegato, per chiedere la liberazione del Suo popolo dall'Egitto.

Disse Mosè di avere timore di recarsi dal Faraone per fare questa richiesta ed il Signore lo rassicurò dicendogli che sarebbe stato con lui. E ancora Mosè disse al Signore: "Ecco quando mi presenterò ai figli d'Israele e annunzierò loro: - Il Signore dei padri vostri mi manda a voi. Se essi mi chiederanno qual'è il nome di Lui, cosa dovrò rispondere?" E il Signore rispose: "Io sono quello che sono." e aggiunse: "Io sono mi manda a voi." Inoltre così disse il Signore a Mosè: "Annunzia ai figli d'Israele che è il Signore dei vostri padri, Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe che m'invia a voi. Questo è il mio nome in perpetuo, questo il modo di designarmi attraverso le generazioni."

E proseguì dicendogli di raccogliere gli anziani d'Israele ed annunziare loro la rivelazione ricevuta dal Signore, di trarli fuori dalla terra d'Egitto e farli salire alla terra di Canaan. Essi gli avrebbero dato ascolto ed insieme sarebbero andati dal Faraone ad esprimergli questa richiesta: "Il Signore Dio degli Ebrei si è rivelato a noi e quindi permettici che ci dirigiamo verso il deserto per un cammino di tre giorni, per offrire sacrifici al Signore Dio nostro."

Il Faraone non accetterà questa richiesta, lo preavvertì il Signore, ed avrebbe lasciato partire il popolo d'Israele solo dopo che Egli l'avesse duramente percosso con fatti prodigiosi. Al momento di lasciare la terra d'Egitto, il popolo d'Israele avrebbe ricevuti doni d'oro e d'argento come compenso per i duri anni di schiavitù patiti.

Ma i dubbi di Mosè seguitavano a permanere: il Signore gli aveva appena detto che gli anziani lo avrebbero ascoltato, ma lui disse che essi potevano non credere che il Signore gli fosse apparso. E allora il Signore affidò a Mosè un bastone che poteva trasformarsi in serpente per poi riprendere il suo stato. Ancora il Signore dette a Mosè la facoltà di dare e togliere la lebbra. "Così ti crederanno" disse, "e se ancora non ti credessero potrai prendere dell'acqua dal Nilo e versarla sull'asciutto per vederla trasformarsi in sangue." Ma le obiezioni di Mosè non finirono qui. Eccepì Mosè di non essere un buon parlatore, anzi di essere balbuziente ed arrivò al punto di chiedere al Signore che incaricasse qualcun altro al suo posto. A questo punto il Signore si sdegnò con Mosè per il rifiuto del grande onore che gli veniva offerto. Ma il Signore dominò la Sua ira e disse a Mosè che suo fratello Aron avrebbe parlato per lui, che lui avrebbe dovuto solamente suggerire le parole da dire. Aron sarà dunque l'esecutore vocale e Mosè l'ispirato dalla parola divina.

Mosè salutò Ithrò e, presi con sé moglie e figli, si avviò verso l'Egitto. Durante il viaggio il Signore disse nuovamente a Mosè dei prodigi dei quali era incaricato e che avrebbe eseguito alla presenza del Faraone. Disse anche dell'ostinazione del Faraone, che avrebbe ceduto solamente quando fosse avvenuta la morte del suo figlio primogenito.

Durante una sosta del viaggio Mosè stette molto male e fu vicino a morire. Sua moglie Tziporah pensò che la causa di questo male fosse da attribuire alla mancata circoncisione del loro secondogenito e perciò prese una selce e lo circoncise. Il male abbandonò Mosè ed essi ripresero il viaggio. Si incontrò quindi Mosè con Aron ed insieme entrarono in Egitto e radunarono gli anziani. Aron, alla presenza del popolo, disse della rivelazione che il Signore aveva fatto a Mosè e fece prodigi. Il popolo comprese che il Signore si era ricordato dei figli d'Israele.

Si recarono quindi Mosè ed Aron al cospetto del Faraone e gli dissero: "Così comanda il Signore Dio d'Israele: - Lascia partire il Mio popolo, affinché in Mio onore celebrino una festa nel deserto." Il Faraone si mostrò risentito e chiese chi fosse mai questo Dio al quale gli si chiedeva di ubbidire, e disse che egli non avrebbe acconsentito alla partenza di Israele. Quando poi Mosè ed Aron precisarono che si trattava di una durata di soli tre giorni in cui sarebbero stati offerti sacrifici al dio d'Israele, il Faraone disse loro che non distogliessero gli ebrei dal loro lavoro e li congedò.

Quello stesso giorno il Faraone ordinò agli ispettori egiziani ed ai sorveglianti ebrei di non fornire più la paglia agli ebrei per la preparazione dei mattoni, così come era avvenuto fino ad allora, e che la paglia fosse procurata dagli stessi lavoranti, fermo restando il quantitativo di mattoni da produrre. In tal modo disse il Faraone il popolo d'Israele non avrebbe avuto più tempo ed energie per seguire parole ingannatrici.

Constatato come le condizioni del popolo d'Israele fossero sensibilmente peggiorate dopo l'incontro con il Faraone che il Signore aveva comandato, Mosè a Lui si rivolse dicendo: "O Signore perché hai fatto del male a questo popolo? Perché mi hai inviato? Dal momento che mi sono presentato al Faraone per parlargli in Tuo nome, si produsse del male a questo popolo, né Tu recasti alcuna salvezza." E il Signore così rispose a Mosè: "Ora tu vedrai ciò che Io sto per fare al Faraone, il quale, costretto da mano potente, dovrà lasciarvi partire e a viva forza vi caccerà dal suo paese."

Il contenuto di questa narrazione è senza tempo e senza luogo. In questo caso è l'Egitto il paese che ha ospitato il popolo ebraico, che l'ha accolto, l'ha sfamato, gli ha dato la possibilità di prosperare e di espandersi. Un certo giorno questo paese è attraversato come da un vento di tempesta improvviso per cui si scatena una persecuzione violenta e spietata, il popolo ospitato per il paese ospitante è come se non fosse più composto da persone: sono schiavi, strumenti di lavoro, hanno perso i loro connotati di esseri umani. Tutto questo, ci dice la nostra narrazione, è opera, si badi bene, non di tutto il popolo ospitante, che anzi darà doni al popolo ebraico quando lascerà il paese. Tutto questo è opera del Faraone, della casta governante, dei loro interessi politici, economici e di potere. La persecuzione non è consistita solamente nella schiavitù, la persecuzione è stata sanguinaria perché prevedeva l'uccisione di tutti i nati maschi.

Di queste persecuzioni, di queste stragi è piena la storia del popolo ebraico nella diaspora. L'espulsione dalla Spagna iniziata nel 1492 presenta qualche carattere di diversità, perchè la Spagna nella quale erano numerose e floride per economia e cultura le comunità ebraiche era una Spagna musulmana. Poi avvenne la "reconquista" e, con la sconfitta dell’ultimo sultano di Granada ad opera dei sovrani Ferdinando ed Isabella, la Spagna divenne totalmente cattolica e si materializzò un rigetto verso la popolazione araba e quella ebraica, che con l'araba aveva ben convissuto. La diaspora conseguente all'espulsione spagnola interessò geograficamente molti paesi, non solamente europei. L'attuale distribuzione dei siddurim sefarditi nelle aree europee e mediterranee può fornire un'idea per grandi linee di quali siano stati i flussi migratori ebraici dalla Spagna. Una linea di flusso importante fu quella verso l'impero ottomano e ciò spiega l’adozione di siddurim sefarditi ad esempio in alcuni paesi balcanici.

Ai pogrom ricorrenti nell’Europa centro-orientale, che sin dall’epoca delle crociate videro il verificarsi di stragi delle comunità ebraiche ivi insediate, seguirono altre persecuzioni e stragi da parte del regno di Polonia e della Russia zarista. Catastrofica per ferocia e dimensioni fu la persecuzione operata nel secolo scorso dalla Germania nazista, che si era ripromessa la totale eliminazione del popolo ebraico da tutti i territori che erano in possesso suo e dei suoi alleati. Sei milioni furono gli ebrei trucidati nei campi di sterminio nazisti, e così scomparve quasi del tutto la componente askenazita del popolo ebraico e con essa una cultura ed una lingua, l’yiddish, che fu un tempo parlata da queste comunità, una lingua strutturata come un dialetto tedesco con prestiti lessicali di matrice slava. Si arriva così ai giorni nostri fino ai sommovimenti dei paesi arabi contro lo Stato d’Israele, a partire dalla sua costituzione avvenuta nel 1948 e proseguita ininterrottamente per tutti gli oltre sessanta anni fin qui trascorsi.


Haftarà di Shemot
Secondo i riti italiano e spagnolo
(Ger.1,1-2,3)

Geremia tenta di sottrarsi alla missione che il Signore sta per affidargli, con un comportamento simile a quello di Mosè, che nella parashà tenta di esimersi dal compito che il Signore ha deciso di affidargli.

“Ahimè ! mio Signore D-o; ma io non so parlare, perché sono ancora molto giovane.”

“Ecco, Io ho messo le Mie parole nella tua bocca. Vedi: Io ti ho dato oggi, riguardo alle genti ed ai regni, l’incarico di abbattere, di atterrare, di distruggere e di demolire, di costruire e di piantare. … Che cosa vedi tu, Geremia?”

“Io vedo un bastone di mandorlo.”

“Hai visto bene: infatti Io sto per affrettarmi ad eseguire quel che ho detto. … Che cosa vedi tu?”

“Vedo una caldaia bollente, la cui parte anteriore è dal lato di settentrione.”

“Da settentrione avrà inizio il male, che si abbatterà su tutti gli abitanti del paese. … Essi combatteranno contro di te, ma non prevarranno su di te, perché con te sono Io, detto del Signore, per salvarti.”




Secondo il rito tedesco
(Is.27,6-28,13; 29,22-23)

I primi versi alludono alla prosperità di cui il popolo ebraico godette in terra d’Egitto, alle successive sofferenze ed alla punizione che il Signore inflisse agli Egiziani.

“ … Israele germoglierà e fiorirà e tutto il mondo sarà pieno del suo prodotto. Forse che D-o lo ha percosso come ha percosso il suo percotitore? E’ forse egli stato ucciso come sono stati uccisi gli altri Suoi uccisi?”

“ … e voi figli d’Israele, sarete raccolti ad uno ad uno. In quel giorno verrà suonato un grande shofar, e gli sperduti nell’Assiria e i dispersi in Egitto verranno a prostrarsi al Signore sul monte sacro, a Gerusalemme.”

“ … Ecco un forte e potente, inviato dal Signore, simile a raffica di gandine, a turbine apportatore di morte, abbatte a terra con forza. … In quel giorno il Signore sarà per l’avanzo del Suo popolo gloriosa corona e splendido diadema. E per chi siede a giudizio sarà spirito di giustizia, e a chi respinge l’attacco del nemico alle porte infonderà prodezza. Ma anche questi sbagliano per via del vino, errano per via di bevande inebrianti; … E per questo la parola del Signore appare a loro come se desse ora un comando, ora un altro, indicasse ora una linea di condotta, ora un’altra … “

“Ora non si vergognerà Giacobbe né impallidirà la sua faccia, quando vedrà i suoi figli, opera delle Mie mani, che santificheranno il Mio nome, proclameranno il Santo di Giacobbe e celebreranno il D-o d’Israele.”

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