(Es.13,17-17,16)
Quando finalmente partirono il Signore guidò i figli d'Israele verso la terra promessa ma non li diresse per la via più breve, perché questa attraversava il paese dei Filistei che avrebbero opposto una fortissima resistenza. Il Signore li fece perciò deviare attraverso il deserto arabico in direzione del Mar Rosso.
Mosè portava con sé le ossa di Giuseppe per seppellirle nella terra di Canaan, rispettando il giuramento che a suo tempo avevano fatto i figli d'Israele.
Il Signore li guidava di giorno con una colonna di nubi che indicava loro la direzione e di notte mediante una colonna di fuoco che rischiarava loro il cammino e consentiva quindi che potessero marciare giorno e notte. Il Signore disse a Mosè di deviare verso la costa e di accamparsi in riva al mare.
Quando la loro posizione venne riportata al Faraone, che già si stava rammaricando per l'aver perduto il suo popolo di schiavi, questi radunò in breve un esercito di carri e cavalieri e si lanciò all'inseguimento di Mosè e dei figli d'Israele. Gli Egiziani giunsero in vista dei figli d'Israele, che vedendoli avanzare verso di loro dissero a Mosé: - Non c'erano abbastanza sepolcri in Egitto che ci hai trascinati a morire nel deserto? Che cosa mai ci hai fatto con il farci uscire dall'Egitto? E' proprio quello che ti abbiamo detto in Egitto: - Lasciaci stare e serviremo l'Egitto, perché era certamente per noi preferibile la schiavitù egiziana alla morte nel deserto.
Mosè rassicurò il popolo dicendo loro che stessero a guardare come il Signore sarebbe intervenuto per la loro salvezza. E il Signore disse a Mosè: - Perché tu esclami a me? Ordina ai figli d'Israele di mettersi in cammino. E tu alza la tua verga, stendi il tuo braccio verso il mare e fendilo, e i figli d'Israele potranno attraversare il mare all'asciutto. Io poi renderò ostinato il cuore degli Egiziani, ed essi entreranno dietro di loro nel mare, e allora Io dimostrerò la Mia potenza sul Faraone, sul suo esercito, sui suoi carri e la sua cavalleria. Così riconosceranno gli Egiziani che Io sono il Signore, quando avrò dimostrato la mia potenza sul Faraone, i suoi carri e la sua cavalleria.
La colonna di nubi inviata dal Signore si spostò nella posizione di retroguardia del popolo in marcia e produsse oscurità per gli Egiziani che li inseguivano, mentre nella notte la colonna di fuoco continuava a rischiarare il cammino ai figli d'Israele, sicché la distanza tra gli inseguiti ed i loro inseguitori rimaneva inalterata.
Mosè distese il suo braccio sul mare e allora si levò per tutta la notte un potentissimo vento da oriente e la acque del mare si divisero formando come un muro a destra ed a sinistra. I figli d'Israele entrarono in mezzo, sul fondo del mare reso asciutto e presero ad attraversarlo. Anche gli Egiziani entrarono con tutti i carri e tutti i cavalieri per raggiungere il popolo d'Israele. Era l'alba e il Signore terrorizzò l'esercito del Faraone con dense nubi e colonne di fuoco e rese difficoltosa la loro avanzata e distaccò le ruote dei loro carri che si impantanavano nel fondo melmoso del mare. Il Signore disse a Mosè: - Stendi il tuo braccio sul mare e le acque si riverseranno sugli Egiziani, sui cocchi e sui cavalieri.
E così egli fece. E gli Egiziani fuggendo andavano contro le onde e così il Signore li sommerse nel mare e al mattino, quando le acque si furono calmate non ne rimase neppure uno in vita. Il Signore salvò in quel giorno Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani cadaveri sulla riva del mare. Riconobbe allora Israele la mano potente che il Signore aveva dispiegato sull'Egitto ed ebbe venerazione per il Signore e prestò piena fede a Lui e a Mosè suo servo. Cantò allora Mosè un canto di glorificazione al Signore per i prodigi che aveva fatto per la loro salvezza e la loro libertà. Il canto è comunemente noto come la "cantica del mare" e viene cantato in tutte le Sinagoghe durante lo Shacharit del Sabato mattina.
I figli d'Israele che attraversano il mare e il mare che si richiude sui loro inseguitori Egiziani è un episodio biblico meraviglioso che molto ha fatto discutere e commentare. Alcuni si sono limitati a ricercare la spiegazione razionale del fenomeno ed hanno attribuito la possibilità che le acque si siano aperte a causa di un maremoto generato dall'esplosione del vulcano di Santorini o per la caduta di un meteorite. Ma la razionalità del fenomeno ha un'importanza del tutto incidentale per la narrazione biblica. Il messaggio racchiuso nella narrazione è un altro: c'è un oppresso e c'è il suo oppressore e l'oppresso si sottrae al suo oppressore, che nell'estremo tentativo di prevalere genera la sua stessa rovina. In questi termini sono vicende che nella storia dell'uomo sono avvenute più volte e non solo nell'ambito dello schiavismo vero e proprio, come fu quello dei neri d'America o delle popolazioni delle colonie degli stati europei. Oppressione oltre che verso altre nazioni può esserci anche da parte di una casta dominante verso il suo stesso popolo. Si verifica nell'oppresso un fenomeno di accumulo delle ingiustizie subite finché non accade l'innesco, un episodio che catalizza tutti i risentimenti facendo esplodere la rivolta. Quando si arriva a questo punto sono generalmente vani i tentativi dell'oppressore di riassumere il controllo della situazione e l'eventuale insistenza in questo tentativo può generarne il suo collasso.
L'innesco della ribellione dei figli d'Israele fu generato da Mosè che trasmise loro la fiducia nel Signore e nel futuro che il Signore loro prospettava nella terra promessa. Cominciarono con ciò, passo passo, a trasformarsi da una massa di individui sottomessi ad un popolo con una precisa identità collettiva e la marcia di quarant'anni nel deserto a ciò sarebbe servita.
Partiti dal Mar Rosso arrivarono al deserto di Shiur e lo percorsero per tre giorni senza trovare acqua. Giunsero poi a Marà ma ancora non poterono bere perché le acque di Marà erano amare. Il popolo assetato cominciò a rumoreggiare contro Mosè ed egli implorò il Signore che gli diede conoscenza di un legno che gettato in acqua le rendeva dolci, e così egli fece. Fu in tale occasione che il Signore impose ad Israele statuti e norme: - Se tu ascolterai attentamente la parola del Signore Dio tuo, e farai ciò che è retto ai Suoi occhi e sarai ubbidiente ai Suoi precetti e fedele ai Suoi statuti, alcuna di quelle piaghe con le quali ho colpito l'Egitto non ti toccherà poiché Io, il Signore, sono colui che ti da la salute.
Dopo una sosta ad Elim, luogo di sorgenti e grande vegetazione, giunsero al deserto di Sin. La comunità dei figli d'Israele mormorava nel deserto contro Mosè e Aron: - Fossimo pur morti per mano del Signore in Egitto, assisi presso le marmitte contenenti carne e dove si mangiava pane in abbondanza, mentre ci avete condotti in questo deserto per far morire di fame tutto questo popolo.
Allora il Signore disse a Mosè: - Ecco Io farò piovere per voi un nutrimento dal cielo, il popolo andrà a raccoglierne, giorno per giorno, quanto gli è necessario, in tal modo Io potrò sperimentarlo se egli vuole ubbidire alla Mia legge o no. Ma nel giorno sesto della settimana, quando prepareranno ciò che avranno portato dal campo, si troverà doppia razione del raccolto giornaliero.
Mosè disse ad Aron: - Comanda a tutta la congrega del figli d'Israele: Avvicinatevi dinanzi al Signore, poiché ha ascoltato le vostre mormorazioni.
Ora mentre così parlava Aron alla congrega dei figli d'Israele, questi, rivolgendosi verso il deserto, videro apparire la maestà divina attraverso la nube. Il Signore così parlò a Mosè: - Io ho ascoltato le mormorazioni dei figli d'Israele. Parla loro in questi termini: Verso sera mangerete carne e al mattino seguente vi sazierete di pane, e così riconoscerete che Io sono il Signore Dio vostro.
E verso sera arrivarono le quaglie che, spossate dal lungo volo, ricoprirono tutto l'accampamento e furono facilmente catturate. Al mattino seguente uno strato di rugiada ricopriva il terreno attorno al campo e quando la rugiada evaporò rimase sul terreno uno strato di qualcosa di bianco e granuloso e al popolo incuriosito Mosè spiegò che quello era il pane che il Signore aveva promesso. Dette loro le regole per la raccolta e disse che nulla doveva essere messo da parte per il giorno dopo ma che al sesto giorno invece avrebbero avuto doppia razione anche quindi per il settimo giorno, il Sabato dedicato al Signore. Alla sostanza bianca, che aveva il sapore di frittella al miele, venne dato il nome di “manna”. Mosè disse ad Aron di mettere in un'urna un quantitativo di manna pari ad un “omer” e di porla nell'Arca della Testimonianza come ricordo per le future generazioni.
Lasciarono il deserto di Sin e dopo varie peripezie si accamparono a Refidim, dove però mancava l'acqua e il popolo assetato ricominciò a ribellarsi a Mosè. E il Signore disse a Mosè: - Avànzati alla testa del popolo accompagnato da alcuni fra gli anziani di Israele, e quella verga con la quale hai percosso il fiume in Egitto, prendila con te e va'. Ecco Io ti precederò là presso una rupe al monte Chorev, e tu batterai con la verga sul sasso dal quale uscirà l'acqua e il popolo ne berrà. Così fece Mosè alla presenza degli anziani d'Israele.
A Refidim i figli d'Israele furono attaccati da 'Amalec. Mosè incaricò Giosuè di fronteggiare questo attacco e di combattere 'Amalec, dicendo che lui si sarebbe messo sulla sommità della collina tenendo in mano la verga del Signore. L'indomani ebbe inizio la battaglia e mentre Giosuè combatteva 'Amalec, Mosè con Aron e Chur salirono sulla sommità della collina. Ora finchè Mosè teneva le braccia alzate vinceva Israele; quando le abbassava vinceva 'Amalec. Aron e Chur presero allora a sostenere e tenere alzate le braccia di Mosè fino al tramonto del sole. La vittoria fu di Israele e Giosuè sconfisse 'Amalec, che pur vinto non fu però annientato. Il Signore disse a Mosè: - Scrivi in un libro il ricordo di questo grande avvenimento e trasmettilo oralmente a Giosuè, ché Io ho stabilito di cancellare la memoria di 'Amalec di sotto il cielo.
Mosè fece un altare che chiamò: “Dio è la mia bandiera”. E disse: - Il Signore pone la mano sul Suo trono, guerra ad 'Amalec di generazione in generazione.
La lotta contro 'Amalec è la lotta contro il male che impegna ogni essere umano per tutte le generazioni. E' una lotta senza quartiere dall'alba al tramonto nella quale ognuno combatte fino allo stremo delle proprie forze, nella quale però ognuno può essere aiutato, così come Aron e Chur aiutarono Mosè, per resistere e prevalere.
Haftarà di Beshallach
(estratto da Giud.4,4-5,31)
"Debora disse a Barac: - Muoviti, ché questo è il giorno in cui il Signore ha deciso di dare Siserà in tuo potere; ecco che il Signore è uscito per andarti innanzi."
"Allora Barac discese dal monte Tavor e diecimila uomini lo seguirono. Il Signore scompigliò Siserà, tutti i carri e tutto l’accampamento a fil di spada davanti a Barac; Siserà scese dal carro e fuggì a piedi."
"Siserà era fuggito a piedi diretto alla tenda di Jael. … Jael uscì incontro a Siserà e gli disse: - Ritirati, o mio signore, ritirati presso di me senza timore."
"Jael moglie del Kenita Chèver prese un chiodo della tenda, si mise in mano un martello, si accostò piano a lui, gli conficcò nella tempia il chiodo, e questo si piantò in terra. Egli dormiva, era sfinito e morì."
Nessun commento:
Posta un commento