(Es.35,1-38,20)
Esaurita la fase di progettazione del Santuario, siamo arrivati ora alla realizzazione dell’opera. Mosè chiamò a raccolta i figli d’Israele, ma per prima cosa riferì il comandamento del Signore relativo al rispetto del Sabato:
“Ecco le cose che il Signore ha comandato di fare. Per sei giorni si lavorerà, ma il settimo giorno sarà per voi giorno di riposo assoluto, Sabato consacrato al Signore; chiunque faccia qualche lavoro in questo giorno, sarà fatto morire. Non accenderete fuoco in tutte le vostre dimore nel giorno di Sabato.”
Il fatto che questo comandamento venga enunciato per primo non è frutto di casualità, ma serve per affermare il principio che il Sabato è la finalità della creazione, ricordiamoci infatti che, dopo aver creato l’uomo nel sesto giorno, il Signore si riposò e benedisse e santificò il settimo giorno. Lo Shabbat è la principessa, la sposa che accogliamo il venerdì sera con il canto del Lechà Dodì :
“Andate, andiamo incontro allo Shabbat, che è fonte di benedizione, dall’inizio dei tempi fu consacrato, fine della Creazione, ma presente nel pensiero fin dall’inizio.”
La costruzione del Santuario avrebbe dovuto avvenire quindi rispettando per prima cosa la mitzvà dello Shabbat, perché il rispetto dello Shabbat doveva essere mitzvà dominante, anche rispetto alla necessità di realizzare il luogo dove il Signore si sarebbe manifestato al Gran Sacerdote. E se lo Shabbat fosse stato rispettato allora avrebbe potuto realizzarsi il Santuario, se invece lo Shabbat non fosse stato rispettato non ci sarebbe stata la costruzione del Santuario per il Popolo d’Israele. Se l’ebreo non rispetta lo Shabbat non ci sarà santificazione per lui.
Mosè riferì quindi che tutti avrebbero dovuto fare un’offerta al Signore in oro, argento, rame, ma anche lana azzurra, porpora, scarlatto, lino e pelo di capra, pelli di montone tinte di rosso, pelli di “tachash” e legno di acacia e poi olio per l’illuminazione, aromi per l’olio di unzione e incenso, infine pietre d’onice da incastonare nel pettorale e nel dorsale dei paramenti sacri di Aron. Inoltre tutti coloro che avevano capacità tecniche e manuali avrebbero dovuto presentarsi per collaborare alla realizzazione delle opere del Santuario.
Iniziò Mosè con l’elencare al popolo tutto ciò che era da realizzarsi e quindi: il Tabernacolo, l’Arca, la tavola, il candelabro, l’altare dei profumi e quello per gli olocausti, la tenda di ingresso al tabernacolo, e poi ancora la conca, le cortine del cortile con le loro colonne di sostegno e la tenda d’ingresso al cortile. Disse anche dell’olio per l’illuminazione e dell’olio per l’unzione e dei profumi. Infine parlò dei vestiti sacri di cui occorreva provvedere Aron e i suoi figli.
Quando ebbe terminato, accorsero in folla uomini e donne recando le offerte di oro, argento e rame e lana azzurra, porpora e scarlatto e lino, pelo di capra e pelli di montone e pelli di “tachash”. Chi possedeva legname di acacia lo consegnò e tutte le donne che erano abili a lavorare la lana recarono filati di lana, di lino e di pelo di capra. I capi delle tribù recarono le pietre d’onice per il dorsale ed il pettorale.
Disse Mosè al popolo che il Signore aveva designato Betsalel della tribù di Giuda per concepire le opere artistiche in oro, argento e rame, per incastonare le pietre e per intagliare il legno. Betsalel avrebbe anche insegnato ad altri, come aveva fatto con Aholiav della tribù di Dan, affinché insieme potessero concepire e portare a termine tutte le opere necessarie, compresi gli arazzi, la tessitura ed il ricamo delle stoffe.
Betsalel con Aholiav ed i loro collaboratori presero le offerte che il popolo aveva portato ed iniziarono a programmarne l’utilizzo, accorgendosi ben presto della loro sovrabbondanza. Di ciò avvisarono Mosè che disse al popolo di cessare dal portare offerte per il Santuario.
Era accorso dunque l’intero popolo a portare le sue offerte e qui erano accorsi tutti, uomini e donne, e questo era avvenuto dopo la punizione per l’adorazione del vitello d’oro, e fu il riscatto del popolo che portò le sue offerte avendo già ascoltato le parole con le quali Mosè aveva riaffermato il comandamento del rispetto dello Shabbat.
Cominciarono gli artisti e gli artigiani con la costruzione del Tabernacolo e lo portarono a termine con tutte le opere in legno in argento in oro e rame, compresa la tenda interna che separava il Santissimo e la tenda esterna di ingresso al tabernacolo.
Costruì quindi Betsalel l’Arca, corredata dalle stanghe e dal coperchio d’oro sormontato da due cherubini; fece la tavola in legno di acacia, anch’essa ricoperta d’oro e con le sue stanghe per il trasporto; fece il candelabro tutto d’oro e in un sol pezzo; e poi l’altare dei profumi e l’altare dell’olocausto; fece le cortine del cortile e le colonne di sostegno.
Betsalel della tribù di Giuda, intagliatore, ebanista, orefice, ideatore dotato dal Signore del genio necessario a concepire ed eseguire. Oggi a Gerusalemme c’è l’Accademia delle Arti e del Design che porta il suo nome, erede degli artisti ed artigiani che fecero il Santuario e ne curarono la manutenzione.
I Saggi si ispirarono a questa parashà, che comanda l’astensione dai lavori di realizzazione del Santuario nel giorno dello Shabbat, per definire le trentanove categorie di lavori dalle quali occorre astenersi il Sabato.
Haftarà di Vaiakel
(di rito tedesco, estratto da 1Re.7,40-50)
Vengono qui enumerati oggetti e suppellettili consacrati al culto del Tempio di Gerusalemme, con richiamo agli oggetti elencati nella parashà.
“ … Salomone fece tutti gli arredi della casa del Signore: l’altare d’oro, la tavola d’oro su cui stava il pane di presentazione; i candelabri d’oro puro, cinque a destra e cinque a sinistra … “
Haftarà di Vaiakel
(di rito italiano e spagnolo, estratto da 1Re.7,13-26)
Si parla della costruzione del Tempio, in analogia alla costruzione del Santuario di cui parla la parashà.
“Il re Salomone mandò a prendere Chiram da Tiro. Egli era figlio di una donna vedova della tribù di Naftali, e suo padre era un abitante di Tiro, lavoratore del rame, ed era pieno di esperienza, di intelligenza e di conoscenza per eseguire qualsiasi lavoro in rame. Egli andò dal re Salomone ed eseguì tutto il suo lavoro.”
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