lunedì 18 febbraio 2013

Tetzavè

(Es.27,20-30,10)

I figli d’Israele, si dice nella parashà, dovranno fornire per tutte le loro generazioni l’olio d’oliva vergine necessario ad alimentare la lampada che arderà all’interno del Tabernacolo davanti alla tenda della Testimonianza. Aron e i suoi figli prepareranno questa lampada che dovrà ardere tutti i giorni dalla sera fino al mattino seguente.

Procede quindi la narrazione elencando e descrivendo tutti gli abiti che Aron indosserà nel suo ruolo di Gran Sacerdote. In particolare si dice che i lembi del manto saranno adornati con melagrane di lana azzurra, porpora e scarlatto, alternate con campanelli d’oro, i quali con il loro tintinnìo lasceranno intendere a chi li udrà i movimenti del Gran Sacerdote e quindi, pur non vedendolo, riveleranno quando egli sarà nel luogo santo davanti al Signore e quando ne uscirà. Sopra il manto infine indosserà il dorsale e il pettorale, entrambi artisticamente lavorati in oro, azzurro, porpora, scarlatto e lino ritorto. Il dorsale, “efod”, terminerà superiormente con due spalline, che recheranno due castoni, uno a destra ed uno a sinistra, ciascuno con una pietra d’onice ove saranno incisi i nomi delle tribù, sei per parte; inferiormente saranno due nastri, uno a destra ed uno a sinistra, per stringere il dorsale al corpo. Il pettorale, “choshen”, di forma quadrata e con il lato di circa venticinque centimetri, formerà come una tasca dove il sacerdote custodirà gli “Urim” e i “Tummim”, che non sappiamo esattamente cosa fossero ma solamente che servivano a conoscere la sorte secondo la volontà divina. Il pettorale recherà anch’esso incastonate in oro dodici pietre dure di diverso colore a simboleggiare le dodici tribù. Dorsale e pettorale infine saranno uniti con anelli e catenelle in oro. Il Gran Sacerdote recherà sul capo un turbante e su questo, frontalmente, una lamina d’oro recante le parole “consacrato al Signore”, “kodesh laAdonai”, per simboleggiare l’espiazione delle irregolarità o delle mancanze commesse dal popolo nell’eseguire il rituale dei sacrifici.

I vestimenti del Gran Sacerdote, tenuto conto dell’epoca, erano ricchi e ricercati. Dovevano esprimere “Magnificenza e dignità”, dice la nostra parashà, e cioè da un lato mostrare al popolo la particolare rilevanza che si intendeva conferire alla celebrazione del Signore che il Gran Sacerdote era chiamato a compiere, e dall'altro esprimere al Signore stesso il rispetto a Lui dovuto presentandosi con la dignità derivante dal valore morale e dall’onorabilità che il Gran Sacerdote doveva possedere. Per comprendere quale fosse il significato della funzione sacerdotale è conveniente soffermarsi su tre degli elementi del vestiario: il “dorsale”, il “pettorale” ed il “turbante”. Il “dorsale” ha sulle spalline, come abbiamo visto, i due castoni con le due pietre d’onice recanti in incisione i nomi delle dodici tribù, vale a dire che il Gran Sacerdote porta sulle sue spalle il popolo d’Israele davanti al Signore, sopportandone le colpe. Il “pettorale” reca incastonate dodici pietre dure diversamente colorate che rappresentano anch’esse le dodici tribù, e ciò vale a dire che il Gran Sacerdote le recherà nel suo cuore agendo e lottando per la loro salvezza. Il “turbante” infine, munito della lamina d’oro con le parole “consacrato al Signore” dichiara che il Gran Sacerdote appartiene al Signore, così come apparterranno al Signore le offerte sacrificali, le primizie e i primogeniti degli animali e dei figli d’Israele. I primogeniti dei figli d’Israele sappiamo che potranno essere riscattati, mentre per i leviti ed i cohanim non vi sarà riscatto perché essi rimarranno sempre di proprietà del Signore.

La narrazione prosegue con la descrizione della cerimonia di consacrazione sacerdotale di Aron e dei suoi figli. Fuori dal Tabernacolo, davanti alla tenda della radunanza, si presenteranno un giovane toro e due montoni senza difetti unitamente ad una cesta contenente pani azzimi. Aron e i suoi figli si avvicineranno alla tenda della radunanza e qui saranno lavati con acqua. Aron verrà vestito con i vestimenti sacerdotali ed il suo capo verrà unto. I figli di Aron saranno rivestiti con le tonache. Aron e i suoi figli imporranno le loro mani sulla testa del toro, che verrà immolato davanti alla tenda della radunanza. Con il sangue del toro si aspergeranno i quattro corni dell’altare e il sangue rimanente si spargerà intorno allo zoccolo dell’altare. Il grasso e le interiora saranno bruciati sull’altare, mentre il resto della carcassa sarà bruciato fuori dell’accampamento, quale sacrificio espiatorio di “chattath”. Verranno quindi sacrificati i due montoni: il primo sarà bruciato interamente sull’altare in “olocausto” al Signore; il sangue del secondo servirà per le aspersioni di consacrazione di Aron e i suoi figli, le interiora, la coda e la gamba destra saranno bruciate, mentre il petto e l’altra gamba saranno oggetto di dimenazione e costituiranno la parte spettante al sacerdote ed agli offerenti e quest’ultima sarà dunque l’offerta di “shelamim”. La cerimonia di iniziazione si ripeterà per sette giorni, così l’altare perverrà al grado di massima santità e tutto ciò che toccherà l’altare sarà sacro.

Dopo le cerimonie di iniziazione il Signore prescrive che siano celebrati sacrifici giornalieri che dovranno compiersi davanti alla tenda della radunanza, sicché il luogo sia consacrato alla Sua gloria.

Risiederò in mezzo ai figli d’Israele, sarò il loro Dio. Essi riconosceranno che Io, l’Eterno, sono il loro Dio che li ho tratti dalla terra d’Egitto per risiedere in mezzo a loro. Sì, sono Io il Signore loro Dio.

Viene data infine la descrizione dell’altare destinato ad ardere l’incenso, molto più piccolo ma anch’esso realizzato in legno di acacia rivestito d’oro e munito di quattro corni agli angoli del piano d’appoggio e di anelli e stanghe per il trasporto.


Haftarà di Tetzavè
(estratto da Ez.43,10-43,27)

In analogia al Tabernacolo eretto dal popolo d’Israele per onorare il Signore durante i quarant’anni di peregrinazione nel deserto, si narra qui dell’inaugurazione dell’altare del Tempio di Salomone:

Queste sono le misure dell’altare in cubiti, cubiti della lunghezza di un cubito e un palmo.

Segue una serie complessa di misure e indicazioni non sempre chiare. Secondo l’interpretazione maggiormente accettata l’altare è formato da quattro parti sovrapposte, ognuna più piccola della sottostante.

Terminata la costruzione dell’altare si dovrà poi procedere ad eseguire i riti propedeutici all’inaugurazione:

Per sette giorni si eseguirà l’espiazione e la purificazione dell’altare e così lo si inaugurerà. Terminati questi giorni, dal giorno ottavo in poi i sacerdoti offriranno sull’altare i vostri olocausti e i vostri shelamim, ed Io vi gradirò, detto del Signore.

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