martedì 2 agosto 2011

Moshele e l’ebraismo riformato

Venerdì sera Daniele sta andando da Davide, che ha organizzato a casa sua Kabbalat Shabbat. Le tefillot saranno seguite dalla cena e da una conversazione, che avrà per argomento l’ebraismo riformato.
Daniele sa che Davide abita al tredicesimo piano di un edificio a torre in un quartiere elegante ma periferico della città. Prende un taxi, che lo scarica davanti alla casa a torre, entra e si avvia verso gli ascensori. Si trova davanti un uomo barbuto e occhialuto vestito di nero e con un cappello nero a larga tesa. “E’ un lubavitch” diagnostica tra sé Daniele, che lo osserva mentre sta impalato davanti alla pulsantiera dell’ascensore e si dondola impercettibilmente in modo autistico.
“Shabbat Shalom” azzarda Daniele, “Shabbosh” è la risposta. “Il più è fatto” pensa Daniele, che pigia il pulsante per chiamare l’ascensore. Arriva, salgono, Daniele prende l’iniziativa: “Va al tredicesimo?”. “Si” è la risposta sintetica. Daniele riflette: “E’ un ortodosso, non avrebbe mai premuto il pulsante, se non fosse arrivato qualcuno a farlo per lui”. Si presentano in ascensore, visto che hanno scoperto di andare nello stesso posto. L’ortodosso si chiama Moshele.
Inizialmente quella sera Moshele farà una serie di scoperte positive. Kabbalat Shabbat è sostanzialmente uguale a quella che lui è abituato ad eseguire, le tefillot sono cantate o recitate in ebraico, alcune arie dei canti sono diverse da quelle che lui conosce, ma gli appaiono ugualmente ispirate dal punto di vista religioso. Il Kiddush è uguale, la benedizione del pane è la stessa. La cena è rigorosamente kosher, anche se loro dicono, non si sa perché, kasher. La Birkat ha mazon è la stessa.
Moshele comincia a trasecolare dopo cena, quando inizia la conversazione. Apprende che le signore presenti hanno partecipato al rituale insieme agli uomini non perché in una casa privata non c’è, com’è evidente, il matroneo, ma perché per l’ebraismo riformato esiste una assoluta parità tra uomo e donna, sicché la donna entra a far parte del minian, può indossare kippah e talleth, può persino acquisire il rabbinato e quindi arrivare a celebrare a pieno titolo rituali, anche di matrimonio, bar mitzvà, funerali e quant’altro.
Ma Moshele trasecola ancor più quando si comincia a parlare di mitzvòt, melachòt, toledòt. Sente questi riformati dire, tra l'altro, che il divieto dell’uso dell’automobile al sabato è da loro inteso modificato nel modo seguente: “Al sabato usa l’automobile esclusivamente per recarti al tempio, se non è per te raggiungibile in altro modo”.
Moshele va via, sempre approfittando del passaggio in ascensore di Daniele, e si avvia verso casa pensieroso e ripromettendosi l’indomani di confidare le sue perplessità al suo rabbino, per avere un aiuto a giudicare correttamente questa insolita esperienza.

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