martedì 9 agosto 2011

Vaethchannan

(Deut.3,22-7,11)
La narrazione di Mosè prosegue col rammentare quando, alle soglie della terra promessa, egli chiese al Signore di consentirgli di passare il Giordano e vedere la buona terra che era al di là, i bei monti ed il Libano. Ma il Signore si adirò, “per colpa vostra” disse Mosè rivolto al popolo, ma sapeva benissimo che la causa del diniego era da attribuire, invece, alla sua disubbidienza, quando non eseguì il comandamento del Signore, che gli aveva detto di far sgorgare l’acqua parlando alla roccia e non battendola con il bastone, come invece egli fece. Dunque il Signore confermò a Mosè che egli non avrebbe passato il Giordano e che invece Giosuè sarebbe stato alla testa del popolo nella conquista della terra promessa.

Mosè esortò Israele ad ascoltare statuti e leggi che egli insegnava, affinché potessero pervenire a possedere il paese che il Signore intendeva dar loro: “Non aggiungete niente a quanto io vi comando e non togliete nulla osservando i precetti del Signore vostro Dio, che io vi comando”.
Rammentò Mosè ad Israele il giorno in cui il popolo si presentò al Signore, davanti al monte Chorev: “Egli vi espose il Suo patto che vi comandò di eseguire: dieci comandamenti che Egli scrisse su due tavole di pietra. In quel medesimo tempo il Signore mi comandò di insegnarvi statuti e leggi perché li mettiate in pratica nel paese che voi state per cominciare a conquistare”.
Poiché al monte Chorev, quando fu udita la parola del Signore, non fu vista alcuna immagine, per questo motivo il popolo non avrebbe dovuto fare alcuna raffigurazione, né di esseri umani, né di animali di qualsiasi tipo, né tanto meno avrebbe adorato il sole, la luna e le stelle della volta celeste. “Io chiamo oggi a testimoni il cielo e la terra che se quando genererai dei figli e avrai dei nipoti e sarete divenuti vecchi nel paese e commetterete delle colpe facendovi immagini riproducenti qualsiasi cosa e farete ciò che è male agli occhi del Signore Iddio facendolo adirare, in breve sparirete da quella terra, per possedere la quale voi passaste il Giordano; non prolungherete i vostri giorni su di essa perché sarete distrutti. Il Signore vi disperderà fra i popoli e rimarrete una minoranza presso le nazioni verso le quali il Signore vi avrà condotto. Là voi servirete degli dèi opera delle mani dell’uomo, di legno e di pietra, che non vedono e non odono, non mangiano e non odorano. Di là voi ricercherete il Signore tuo Dio e tu Lo ritroverai quando Lo ricercherai con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima. Quando in avvenire ti troverai angustiato essendoti capitate tutte queste vicende, tornerai al Signore tuo Dio ed ascolterai la Sua voce. Siccome il Signore tuo Dio è un Dio pietoso, non ti abbandonerà, non ti distruggerà e non dimenticherà il patto che giurò ai tuoi padri”.

Qui si dice che se Israele farà adirare il Signore, per aver smarrito la fiducia in Lui, allora Israele sarà distrutto. Ma la distruzione che il Signore infliggerà al Suo popolo per punirlo dei suoi peccati non sarà la cancellazione dell’esistenza del popolo, non sarà la morte di tutto il Suo popolo, sarà invece la dispersione, la schiavitù, l’umiliazione, che durerà fintantoché Israele non si renda conto dei propri peccati e di quanto abbia perduto con l’allontanamento dal Signore. Allora Israele potrà ancora ritrovare il Signore, se lo cercherà con tutta l’anima e con tutto il cuore. Ed il Signore sarà pietoso verso Israele e non dimenticherà il patto giurato con i suoi padri.
Il popolo d’Israele durante i quarant’anni del suo peregrinare dalla terra d’Egitto fino alla terra promessa ha veduto il verificarsi di numerosi episodi di eresia, ribellione e sfiducia nella parola del Signore, ed ha visto morire i colpevoli numerosi, tremila, trentamila, ventiquattromila, per l’ira del Signore. Ma l’intero popolo no, l’intero popolo non sarà sterminato perché il Signore terrà fede alla parola data.

Mosè disse del patto stabilito dal Signore sul monte Chorev e ripetè al popolo le parole pronunciate dal Signore, che esprimono il Decalogo, le dieci Parole, i dieci Comandamenti.
1) Io sono il Signore tuo Dio, non avrai altri dèi.
2) Non fare e non venerare alcuna immagine.
3) Non pronunciare il nome del Signore tuo Dio invano.
4) Santifica il giorno del Sabato.
5) Onora tuo padre e tua madre.
6) Non uccidere.
7) Non commettere adulterio.
8) Non rubare.
9) Non fare falsa testimonianza.
10) Non desiderare né la moglie, né i beni di altri.

Mosè proseguì esortando il popolo ad ascoltare ed osservare gli statuti ed i precetti allo scopo di poter vivere felicemente nella terra stillante latte e miele:
Ascolta Israele, il signore è il nostro Dio, il Signore è uno. Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze e saranno queste parole che io ti comando oggi sul tuo cuore, le ripeterai ai tuoi figli e ne parlerai con loro stando nella tua casa, camminando per la via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Le legherai per segno sul tuo braccio e saranno come frontali fra i tuoi occhi e le scriverai sugli stipiti delle tue case e delle porte della città”.
Sono queste le parole con le quali inizia la preghiera dello Shemah, che ogni ebreo recita almeno due volte al giorno e da queste parole traggono origine anche i Tefillin, che si legano al braccio e sulla fronte, e le Mezuzoth affisse sulla sinistra degli stipiti delle porte.

Disse infine Mosè al popolo che, quando sarebbero entrati nella terra promessa e l’avrebbero posseduta, sconfiggendo con l’aiuto del Signore le popolazioni ivi esistenti e ben più numerose ed agguerrite di loro, avrebbero dovuto distruggerle completamente, senza scendere a patti, senza consentire matrimoni misti. Gli altari, le immagini, le steli e i legni consacrati di quelle popolazioni avrebbero dovuto essere spezzati e bruciati nel fuoco.
La preoccupazione è sempre quella che il popolo, ancora una volta, possa essere contaminato dall’idolatria praticata da quelle popolazioni. Si parla di distruzione di questi popoli e poi sappiamo che ciò non avvenne completamente, si parla di vietare i matrimoni misti ed invece sappiamo che dalla cananea Tamara, unitasi a Giuda, discenderà la stirpe di Davide. Allora questa distruzione va probabilmente interpretata come assimilazione, più che come eliminazione fisica.

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