martedì 27 agosto 2013

ROSH HASHANAH

1.- Perché un Capodanno nel settimo mese?

Il 3 del prossimo mese di ottobre corrisponderà al primo giorno del mese ebraico di Tishrì e sarà Rosh haShanah, cioè il Capodanno ebraico, il primo giorno del nuovo anno 5777. Ma, per chi non è addentro alle questioni ebraiche, si chiarisce che il mese di Tishrì non è, come ci si aspetterebbe, il primo mese del calendario ebraico, bensì il settimo ed a questo punto è naturale domandarsi come si sia realizzata questa anomalia.

Chiarificatore è, a questo proposito, l’articolo “Yom Teruah, How the Day of Shouting Became Rosh Hashanah” redatto da Nehemia Gordon e pubblicato da Karaite Korner, di sui si riportano qui di seguito i contenuti.

Nel 1 ° giorno del settimo mese (Tishrì) la Torah comanda di osservare “Yom Teruah” che significa "Giorno dello Strepito" (Lv 23,23-25; Nu 29:1-6). “Yom Teruah” è un giorno di riposo in cui è vietato lavorare, ma la Torah non specifica cosa celebri questo giorno. La Torah dà almeno un motivo per tutti gli altri giorni sacri e due motivi per alcuni di essi. Così la festa delle azzime commemora l'esodo dall'Egitto, ma è anche la celebrazione dell'inizio del raccolto dell'orzo (Esodo 23:15; Lev 23:4-14); la festa di “Shavuot” (settimane) è una celebrazione del raccolto del grano (Es 23,16; 34:22); ”Yom Ha-Kippurim” è una giornata nazionale di espiazione, come descritto nel dettaglio in Levitico 16; infine, la festa di “Sukkot” (Capanne) commemora il vagare degli Israeliti nel deserto, ma è anche una celebrazione della raccolta dei prodotti agricoli (Es 23,16). In contrasto con tutte queste altre feste “Yom Teruah” non ha un chiaro scopo oltre quello del riposo che ci viene raccomandato in questo giorno.

Il nome di “Yom Teruah” può fornire un indizio riguardo al suo scopo. Teruah letteralmente significa “strepito”, rumore forte. Questa parola può descrivere il suono di una tromba ma descrive anche il rumore fatto da un grande raduno di persone che gridano all'unisono (Nu 10,5-6). Per esempio:

" E avverrà quando il corno di montone fa un colpo lungo, quando si sente il suono dello shofar, l'intera nazione darà un grande grido, e le mura della città cadranno sul posto, ed il popolo salirà come un sol uomo contro di essa. "(Giosuè 6:5)

In questo versetto la parola "grido" appare due volte, la prima come forma verbale di “Teruah” e la seconda volta come la forma del sostantivo “Teruah”. Anche se questo versetto cita il suono dello “shofar” (corno di montone), le due specie di “Teruah” si riferiscono alle grida all'unisono degli Israeliti, seguite dalla caduta delle mura di Gerico. Ma “Yom Teruah” può anche intendersi come giorno di preghiera pubblica, considerato che la forma verbale di “Teruah” si riferisce spesso al rumore fatto da un raduno di fedeli chiamati a rivolgersi all’unisono all'Onnipotente.

In Levitico 23:24, “Yom Teruah” è indicato anche come “Zichron Teruah”. La parola “Zichron” è a volte tradotta come "ricordo" ma questa parola ebraica ha anche il significato di "designazione" spesso in riferimento al nome del Signore (ad esempio Es 3:15; Isaia 12:4;; 26:13; Sal 45 : 18). Il giorno della Zichron Teruah, diviene il giorno della "designazione del grido", e può riferirsi ad una giornata di raccoglimento in preghiera pubblica in cui la folla dei fedeli grida il nome del Signore all'unisono.

Oggi pochi ricordano il nome biblico di Yom Teruah e questo giorno invece è ampiamente conosciuto come "Rosh haShanah", che significa letteralmente "testa dell'anno" e quindi "Capodanno". La trasformazione di Yom Teruah (Giorno dello Strepito) in Rosh haShanah (Capodanno) è il risultato di una influenza pagana babilonese. La prima fase della trasformazione è stata l'adozione dei nomi babilonesi dei mesi. Nella Torah i mesi sono semplicemente chiamati come primo mese, secondo mese, terzo mese, ecc (Levitico 23; Numeri 28).Fu durante il loro esilio a Babilonia che gli ebrei cominciarono a utilizzare per i mesi i nomi babilonesi, così come citato nel Talmud:

" I nomi dei mesi sono venuti con loro da Babilonia.” (Talmud di Gerusalemme, Rosh haShanah 01:02 56d)

La natura pagana dei nomi dei mesi babilonesi è esemplificata in modo evidente dal quarto mese noto come “Tammuz”. Nella religione babilonese “Tammuz” era il dio del ciclo annuale del grano, che con la sua morte e risurrezione portava la fertilità al mondo. Nel libro di Ezechiele, il profeta ha descritto un viaggio a Gerusalemme, in cui vide le donne ebree piangere Tammuz sulla soglia del Tempio (Ezechiele 8:14). Esse piangevano Tammuz perché secondo la mitologia babilonese Tammuz era stato ucciso, ma non era ancora resuscitato. Nell'antica Babilonia il periodo in cui piangere Tammuz era all'inizio dell'estate, quando le piogge cessavano in tutto il Medio Oriente ed il verde della vegetazione era bruciato dal sole implacabile. Ancora oggi il quarto mese del calendario rabbinico è conosciuto come il mese di Tammuz ed è ancora un tempo per piangere e di lutto.

Alcuni nomi dei mesi babilonesi sono citati nei libri più tardi del Tanakh, ma appaiono sempre accanto ai nomi dei mesi della Torah. Per esempio, Esther 03:07 dice:

" Nel primo mese, che è il mese di Nissan, nel dodicesimo anno del re Achashverosh ".

Questo versetto comincia dando il nome della Torah per il mese ("primo mese") e poi traduce questo mese nel suo equivalente pagano ("che è il mese di Nissan"). Al tempo di Ester tutti gli ebrei vivevano entro i confini dell'impero persiano ed i Persiani avevano adottato il calendario babilonese per l'amministrazione civile del loro impero. In un primo momento gli ebrei utilizzarono questi nomi dei mesi babilonesi accanto ai nomi dei mesi della Torah, ma col tempo i nomi dati dalla Torah caddero in disuso.

Così come il popolo ebraico trovò più comodo l’uso dei nomi babilonesi per i mesi dell’anno, analogamente si manifestò una sensibilità anche verso altre influenze babilonesi. Si verificò che gli antichi Rabbini erano stati influenzati dalla religione pagana babilonese. Infatti anche se molti ebrei ritornarono in Giudea quando l'esilio si concluse nel 516 aC, molti rabbini rimasero a Babilonia, dove il giudaismo rabbinico a poco a poco aveva preso forma. Molti dei primi rabbini conosciuti, come Hillel erano nati ed erano stati educati a Babilonia. Infatti Babilonia rimase il cuore del giudaismo rabbinico fino alla caduta del Gaonato Babilonese avvenuta nell’ 11 ° secolo e.v.. Il Talmud babilonese abbonda di influenze del paganesimo babilonese. In realtà, le divinità pagane appaiono anche nel Talmud, ma sono riciclate come angeli e demoni.

L’influenza religiosa babilonese determinò la modificazione dello Yom Teruah in festa di Capodanno. Da tempi antichissimi i Babilonesi avevano un calendario lunisolare molto simile al calendario biblico. Il risultato fu che Yom Teruah spesso cadde nello stesso giorno della festa babilonese per il nuovo anno, conosciuta come "Akitu", che cadeva proprio nel 1 ° giorno di Tishrì e quindi coincideva con lo Yom Teruah del 1 ° giorno del settimo mese. Il fatto che gli ebrei avevano iniziato a chiamare il settimo mese con il nome babilonese Tishrì aprì la strada per trasformare Yom Teruah in un Akitu ebraico. Ma i rabbini non vollero adottare “Akitu” come nome definitivo, ma lo trasformarono giudaizzandolo, sicché “Yom Teruah” (Giorno del Grido) divenne “Rosh haShanah” (Capodanno). Il fatto che la Torah non avesse dato una motivazione per Yom Teruah rese senza dubbio più facile ai rabbini la proclamazione come Capodanno ebraico.

Può sembrare bizzarro celebrare Yom Teruah come Capodanno visto che cade il primo giorno del settimo mese, ma nel contesto della cultura babilonese questo era perfettamente naturale. I Babilonesi effettivamente celebravano Akitu, Capodanno, due volte ogni anno, una prima volta il primo di Tishrì e ancora sei mesi dopo il primo di Nissan. La prima festa babilonese Akitu coincideva con Yom Teruah e la seconda Akitu coincideva con gli anni effettivi e quindi, secondo la Torah, con il primo giorno del primo mese. Ma anche i rabbini, che proclamavano lo Yom Teruah come Capodanno, ammettevano contestualmente che il primo giorno del "primo mese" nella Torah sarebbe stato, come dice implicitamente il nome, anch’esso un capodanno. Essi non avrebbero potuto negare questo sulla base di Esodo 12:02 che dice:

" Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, ma è il primo dei mesi dell'anno. "

Il contesto di questo versetto parla della celebrazione della Festa del Pane Azzimo, che cade nel primo mese. Alla luce di questo versetto i rabbini non potevano negare che il primo giorno del primo mese era l’inizio di un Nuovo Anno biblico. Ma nel contesto culturale di Babilonia, dove è stata celebrata Akitu come Capodanno due volte l'anno, aveva un senso perfetto che Yom Teruah potesse essere un secondo Capodanno anche se era il settimo mese.

La Torah non dice, neanche implicitamente, che lo Yom Teruah abbia qualcosa a che fare con il Capodanno. Al contrario, per la festa di Sukkot (Capanne), che ha luogo esattamente due settimane dopo Yom Teruah, si fa riferimento in un verso come "all’uscita dell'anno" (Es 23,16). Nessuno avrebbe mai chiamato il 15 gennaio nel calendario occidentale moderno "uscita dell'anno" e la Torah non avrebbe descritto Sukkot in questo modo se avesse inteso Yom Teruah come un Capodanno.

Alcuni rabbini moderni hanno sostenuto che Yom Teruah è in realtà indicato come Rosh haShanah in Ezechiele 40:1 che descrive in una visione del profeta, "All'inizio dell'anno (Rosh haShanah) il dieci del mese". Il fatto che Ezechiele 40:1 si riferisca al decimo giorno del mese e non al primo dimostra che in quel contesto, Rosh haShanah non può significare "Capodanno". Al contrario, deve mantenere il suo senso letterale di "capo dell'anno", riferendosi al primo mese del calendario della Torah. Pertanto, il decimo giorno di Rosh haShanah in Ezechiele 40:1 deve intendersi riferito al giorno 10 del primo mese.


2.- Rosh haShanah nell’ebraismo riformato

Rosh haShanah è il Capodanno legale, uno dei tre previsti nel calendario ebraico, ed è il capodanno cui fanno riferimento gli atti legali; gli altri due sono il capodanno degli alberi che si richiama prevalentemente al ciclo dell’anno agricolo e cade il 15 di Shevat, in occasione di Tu BiShvat; il terzo è il capodanno eminentemente religioso e cade il giorno 14 del mese di Nisan per la festa di Pesach.
La Mishnah indica Rosh haShanah come il capodanno in base al quale calcolare la progressione degli anni e quindi anche le scadenze dell’anno sabatico e di quello giubilare.
Nella Torah vi si fa riferimento definendolo “il giorno del suono dello Shofar” (Yom Teruah, Levitico 23:24). La letteratura rabbinica e la liturgia descrivono Rosh haShanah come il “Giorno del giudizio” (Yom haDin) ed il “Giorno del ricordo” (Yom haZikkaron).
Nei Midrashim si racconta che Dio in questo giorno siede sul trono ed ha di fronte a Sé i libri che raccolgono la storia dell’umanità (non solo del popolo ebraico). Ogni singola persona viene presa in esame per decidere se meriti il perdono o meno.
La decisione, però, verrà ratificata solo in occasione di Yom Kippur. E’ per questo che i dieci giorni che separano queste due ricorrenze sono chiamati “i dieci giorni penitenziali”. In questi dieci giorni è dovere di ogni ebreo compiere un’analisi dell’anno trascorso ed individuare tutte le trasgressioni compiute nei confronti dei precetti ebraici. In particolare, poiché l’uomo deve essere rispettoso anche del proprio prossimo, sarà importante compiere l’analisi dei torti che si sono commessi a danno dei propri conoscenti. Una volta riconosciuto con sé stessi di avere agito in modo scorretto, occorre chiedere il perdono al danneggiato. Quest’ultimo ha di norma il dovere di acconsentire e concedere il proprio perdono. Solo in casi particolari si ha la facoltà di negarlo. Così, con l’anima del penitente, si è pronti ad affrontare lo Yom Kippur.
La festa dura due giorni sia in Israele che nella diaspora, ma è una tradizione recente. Esistono infatti testimonianze di come a Gerusalemme si festeggiasse solo il primo giorno ancora nel XIII secolo. Le scritture recano il precetto dell’osservanza di un solo giorno. E’ per questo che alcune correnti dell’ebraismo riformato festeggiano solo il primo giorno. L’ebraismo ortodosso e quello conservativo, invece, li festeggiano entrambi. (Wikipedia, Rosh haShanah)

Una delle caratteristiche peculiari di Rosh haShanah è il suono dello Shofar. In alcune comunità viene suonato tutte le mattine del mese di Elul, l’ultimo prima del nuovo anno. Il significato di questa usanza è quello di risvegliare il popolo ebraico dal torpore e ricordargli che sta avvicinandosi il giorno in cui verrà giudicato.

Nei giorni precedenti vengono recitate le “selichot” (preghiere penitenziali). A seconda delle tradizioni delle varie correnti, la recita delle selichot inizia in momenti diversi, dai 30 ai 10 giorni precedenti la festività di Rosh haShanah. Queste composizioni poetiche sono talmente importanti che nel giorno stesso della festività, alcune di queste, chiamate “piutim”, sono inserite all’interno della normale liturgia.

Nel pomeriggio che precede l’inizio della festività si usa fare il “tashlikh”, un lancio di oggetti presso uno specchio d’acqua (anche una fontana va bene) per liberarsi di ogni residuo di peccato. Tashlikh, “gettare via, buttare”, è una pratica antica dell’ebraismo, usualmente eseguita nel pomeriggio di Rosh haShanah, ma può essere osservata fino a “Hosnanah Rabbah” (Grande supplica/Osanna). I peccati dell’anno precedente sono simbolicamente “buttati via” recitando una sezione di Michea che allude alla liberazione simbolica dai peccati, gettandoli in un grande bacino di acqua corrente (come un fiume, un lago, il mare), lanciando quindi un sasso nell’acqua stessa. Il nome “Tashlikh” e la pratica stessa derivano dal passo di Michea (7:18-20) “Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati.


3.- Il Seder di Rosh haShanah

La sera di Rosh haShanah, all’inizio del pasto, dopo aver fatto il Kiddush, essersi lavate le mani e fatto “hamotzì” con il pane (1^ specie), si consumano le seguenti altre specie, recitando per ciascuna la relativa formula di benedizione.

2.- “Tenim” – Fichi
Sia Tua volontà o Signore, Dio nostro e Dio dei nostri padri, che Tu voglia rinnovare per noi un anno buono e dolce.

3.- “Kerà” – Zucca
Sia Tua volontà o Signore, Dio nostro e Dio dei nostri padri,, che venga strappato il cattivo giudizio decretato contro di noi e vengano invocati presso di Te i nostri meriti.

4.- “Ruv’ià” – Finocchio
Sia Tua volontà o Signore, Dio nostro e Dio dei nostri padri, che possano essere numerosi i nostri meriti.

5.- “Cheratì” – Porro

Sia Tua volontà o Signore, Dio nostro e Dio dei nostri padri, che vengano distrutti tutti coloro che ci odiano.

6.- “Silkà” – Bietola

Sia Tua volontà o Signore, Dio nostro e Dio dei nostri padri, che vengano allontanati i nostri nemici.

7.- “Temarè” – Dattero

Sia Tua volontà o Signore, Dio nostro e Dio dei nostri padri, che finiscano coloro che ci odiano.

8.- “Rimon” – Melagrana

Sia Tua volontà o Signore, Dio nostro e Dio dei nostri padri, che numerosi siano i nostri meriti come una melagrana.

9.- “Rosh Chevesh” – Testa di agnello

Sia Tua volontà o Signore, Dio nostro e Dio dei nostri padri, che possiamo essere di testa e non di coda, ricorda in nostro favore il sacrificio di Isacco. (In sostituzione della testa di agnello si metterà in tavola comunque della carne).

10.- “Daghim” – Pesci

Sia Tua volontà o Signore, Dio nostro e Dio dei nostri padri, che possiamo prolificare e aumentare come i pesci e Tu ci sorvegli con occhi attenti.


4.- Rosh haShanah: il giorno del giudizio annuale

Tradizionalmente quindi “Rosh Hashanah” è il giorno del giudizio, ossia il giorno in cui l’uomo sta dinanzi a D-o, per essere giudicato e per attendere che venga stabilito il suo destino per l’anno che sta per iniziare. Il pentimento durante il periodo che va da “Rosh Hashanah” a “Kippur” (allungato secondo la tradizione popolare di altre due settimane, fino a “Hosha’nà Rabbàh”) può migliorare l’esito del giudizio, ma alla conclusione di quel periodo il decreto è “suggellato”.

Il trattato Rosh Hashanah della Mishnah riporta a questo proposito i pareri espressi da Rabbi Yossi e Rabbi Natan. Disse Rabbi Yossi: “L’uomo è giudicato ogni giorno.” (Rosh Hashanah 16a); e Rabbi Natan aggiunse: “L’uomo è giudicato ogni ora.

Queste parole pongono un problema di armonizzazione con il significato di “giorno del giudizio” attribuito a Rosh Hashanah. Ci si chiede infatti: se l’uomo è giudicato ogni giorno in che cosa si distingue Rosh Hashanah da ogni altro giorno? E se l’uomo è giudicato ogni ora, che significato ha l’idea di una data e di un tempo particolari fissati per l’espressione del giudizio?

Senza alcun dubbio le parole di Rabbi Yossi e di Rabbi Natan esprimono la più profonda aderenza religiosa in quanto non vi è alcun momento della vita dell’uomo che sia esente dal giudizio. E allora possiamo dire che Rosh Hashanah è più propriamente il giorno del giudizio annuale, nel quale verrà fatto il bilancio consuntivo di tuttti i giudizi espressi nel corso dell’anno, nonché giorno dello strepito, del suono di allarme dello Shofar, che ricorda all’uomo che egli è sottoposto a giudizio in modo permanente, in ogni istante della sua vita.

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